1.1.02 - Serenate il mesto ciglio 1.1.03 - Il Bey 1.1.04 - Su coraggio mia signora 1.1.05 - Ritiratevi 1.1.06 - Languir per una bella 1.1.07 - Ah quanto fia ch'io possa in Italia tornar 1.1.08 - Se inclinassi a prender moglie
1.2.01 - Quanta roba 1.2.02 - Cruda sorte 1.2.03 - Gi… ci siam 1.2.04 - Ai capricci della sorte
1.3.01 - Viva viva il flagel delle donne 1.3.02 - Sta qui fuori la bella italiana 1.3.03 - Vò star con mia nipote 1.3.04 - Pria di dividerci 1.3.05 - Dite chi è quella femmina 1.3.06 - Ah di leone in asino 1.3.07 - Nella testa ho un campanello
2.1.01 - Uno stupido uno stolto 2.1.02 - Amiche andate a dire all'italiana 2.1.03 - Viva il grande Kaimakan 2.1.04 - Io non capisco niente 2.1.05 - Ho un gran peso 2.2.01 - Quando s'abbiglia la donna vuol piacere 2.2.02 - Per lui che adoro 2.2.03 - Io non resisto più 2.2.04 - Ti presento di mia man 2.2.05 - Oh mio caro 2.2.06 - Ehi caffè 2.2.07 - Sento un fremito 2.3.01 - E tu speri 2.3.02 - Pappataci, che mai sento 2.4.01 - Tutti i nostri italiani 2.4.02 - Pronti abbiamo e ferri e mani 2.4.03 - Amici in ogni evento 2.4.04 - Pensa alla patria 2.4.05 - kaimakan signor 2.4.06 - Dei pappataci si avanza il coro 2.4.06 - Non sei tu che il grado eletto 2.4.07 - Son l'aure seconde 2.4.08 - Mio signore andiamo
il libretto deve essere uno scheletro capace di ricevere compiutezza artistica e verità psicologica dalla Musica, la quale a sua volta proprio da quelle parole, da quelle situazioni teatrali inevitabilmente deve prendere spunto e vita. (fonte web)
L’Italiana in Algeri diretta da Carlo Maria Giulini, 1953
Fu di importanza storica L’Italiana in Algeri andata in scena alla Scala nel 1953. Erano passati vent’anni esatti dall’ultima edizione dell’opera rossiniana e finalmente si era trovata una nuova grande protagonista per il ruolo di Isabella: Giulietta Simionato, all’epoca 43 anni e una consistente militanza scaligera già alle spalle. Con lei alcune delle voci migliori dell’epoca, come Mario Petri, Cesare Valletti e Sesto Bruscantini; sul podio, Carlo Maria Giulini non ancora quarantenne. La regia era affidata a Corrado Pavolini, al quale fu affiancato un giovane scenografo e costumista che poi, a causa di un’indisposizione di Pavolini stesso, l’avrebbe rimpiazzato nel corso dello spettacolo: si trattava di Franco Zeffirelli, trent’anni appena e una potenza creativa, un senso innato del teatro che di lì a poco l’avrebbero fatto decollare nella sfolgorante carriera che ben conosciamo.
Diverse immagini di bozzetti e figurini di Zeffirelli, fantasiosi e coloratissimi tra suggestioni turchesche e sfarzo di alta sartoria, sono contenute nella pubblicazione L’Italiana in Algeri, la più recente uscita della collana “Teatro alla Scala Memories” pubblicata da Skira Classica. Un volumetto che fa delle illustrazioni uno dei punti di forza (anche parecchie foto dei protagonisti fuori scena e dello spettacolo arricchiscono il “racconto per immagini” di quell’Italiana), con il libretto dell’opera e uno schema delle rappresentazioni tenutesi alla Scala fino alle più recenti, nel giugno e luglio di quest’anno con gli allievi dell’Accademia della Scala. Tutti da gustare i testi di accompagnamento: un breve saggio tratto dal programma di sala originale del 1953, firmato da un sottile e amabile esperto d’opera lirica come Eugenio Gara, che narra di una curiosa coincidenza, il rapimento da parte dei corsari di una signora milanese proprio nei primi anni dell’Ottocento, quando nasceva il soggetto dell’opera rossiniana (prima rappresentazione a Venezia, Teatro San Benedetto, 22 maggio 1813). Lo scritto di Angelo Foletto ristabilisce invece la distanza storica, riconsiderando le circostanze e presentando i protagonisti dello spettacolo scaligero. Tutti i testi sono presenti anche nella traduzione inglese. Ultimi ma non ultimi, i due compact disc che completano il volumetto: fortuna vuole che, l’anno successivo alle fortunate rappresentazioni milanesi, la casa discografica Emi decidesse di incidere l’Italiana con lo stesso cast, fatte salve alcune sostituzioni necessarie. E se non possiamo che dolerci dell’assenza in disco di Sesto Bruscantini, che fu un Taddeo di primissimo ordine, ci ricompensa l’arrivo di Graziella Sciutti come incantevole Elvira. È un’edizione scintillante, piena di verve, e la direzione di Giulini (che pure, rigoroso e autocritico com’era, se ne dichiarò poco soddisfatto) imprime un brio senza cedimenti a tutta l’opera, con sorridente partecipazione ai momenti più dichiaratamente comici – ascoltare per esempio il finale dell’opera, con la buffissima burla del Pappataci – e indiscutibile sapienza nel rapporto con le voci. Giulietta Simionato è un’Isabella gran signora: la tecnica ferrea, il bel timbro brunito, il fraseggio elegante sono soltanto da lodare. Fresca e impeccabile Graziella Sciutti e notevoli anche il Mustafà di Mario Petri e soprattutto il Lindoro di Cesare Valletti (magnifica, senza mezzi termini, la sua interpretazione di «Languir per una bella»); non all’altezza di una compagnia tanto ben assortita è invece Marcello Cortis come Taddeo, con limiti vocali e interpretativi che tanto più fanno rimpiangere il dotatissimo Bruscantini. L’opera è incisa con numerosi tagli (per dirne uno tra i più vistosi, l’aria di Haly «Le femmine d’Italia»): non dobbiamo dimenticare che sessant’anni fa l’atteggiamento nei confronti dei recuperi filologici, delle edizioni critiche e delle esecuzioni integrali era molto più disinvolto che ai giorni nostri. Nonostante questo un’Italiana così non teme confronti e, al di là della prospettiva storica, resta un momento di grande musica e divertimento che consigliamo di non lasciarsi sfuggire.