novembre 17, 2011
Riccardo Viagrande

In questa lettera, indirizzata il 22 marzo 1853 ad Antonio Somma, autore del libretto di Un ballo in maschera, Giuseppe Verdi analizzò retrospettivamente il Rigoletto, la prima opera della cosiddetta trilogia popolare che ebbe, sin dal suo primo apparire, una grande fortuna presso il pubblico.


L’apparition de ce drame au théâtre a donné lieu à un acte ministériel inouï. Le lendemain de la première représentation, l’auteur reçut de M. Jouslin de Lassalle, directeur de la scène au Théâtre-Français, le billet suivant, dont il conserve précieusement l’original: «Il est dix heures et demie, et je reçois à l’instant l’ordre de suspendre les représentations du Roi s’amuse. C’est M. Taylor qui me communique cet ordre de la part du ministre. Ce 23 novembre.” Le premier mouvement de l’auteur fut de douter. L’acte était arbitraire au point d’être incrodable[2].
Le condizioni in cui il Rigoletto nacque non furono certo tra le più felici, se consideriamo non solo il precedente francese, ma anche gli intoppi burocratici causati dalla censura che Verdi dovette superare, aggiustando l’opera senza che ne fosse intaccata la riuscita drammatica; il Rigoletto, alla fine, può essere considerato come il frutto dell’ostinazione del Maestro che aveva riposto un’immensa fiducia in questo soggetto.


P.s. Appena ricevuta questa lettera mettiti quattro gambe: corri per tutta la città, e cerca una persona influente che possa ottenere il permesso di fare Le Roi s’amuse. Non addormentarti: scuotiti: fà presto. Ti aspetto a Busseto ma non adesso, dopo che avranno scelto il sogetto.
In questa lettera Verdi fece intendere che la scelta di qualunque altro soggetto che non fosse Le roi s’amuse, sarebbe stata una soluzione di ripiego, in quanto il musicista di Busseto aveva già perfettamente delineato nella sua mente lo sviluppo drammatico dell’opera ed i ruoli dei personaggi tra i quali emergeva, con una forza drammatica fuori dal comune, quello del buffone Tribolet, verso il quale andavano le simpatie di Verdi, come dimostra il carteggio Verdi-Piave di questo periodo; in un’altra lettera dell’8 maggio 1850 Verdi scrisse, infatti, al librettista veneto:
Oh “Le Roi s’amuse” è il piú gran sogetto e forse il piú gran dramma dei tempi moderni. Tribolet è creazione degna di Shakespeare!! Altro che Ernani!! è sogetto che non può mancare. Tu sai che 6 anni fa quando Mocenigo mi suggerí Emani, io esclamai: “si, per Dio… ciò non sbaglia”. Ora riandando diversi sogetti quando mi passò per la mente Le Roi fu come un lampo, un’ispirazione e dissi l’istessa cosa…“si, per Dio ciò non sbaglia”.
( Fine della prima parte )
Il saggio è tratto da Riccardo Viagrande, Musica e poesia arti sorelle, Casa Musicale Eco, Monza, 2005, pp. 29-38.
[1] Questa lettera indirizzata a Somma è raccolta in A. Pascolato, Re Lear e Un ballo in maschera, Città di Castello, 1913, pp. 45-48.
[2] V. Hugo, Le roi s’amuse, Paris, J. Hetzel, 1890, Pref.. Tutte le citazioni del dramma di Hugo sono tratte da questa edizione.