Teatro Farnese - Abbado
Inviato: 13/06/2011, 11:57
Ho spianato il loggione del teatro Farnese. Indirizzo: lassù, ultimo girone della "ferrata" di legno, poco oltre l'immaginaria corona di un immaginario palco reale, venti metri sopra Abbado. Ho assistito al concerto in... quota. E se ci aggiungiamo quelle sensazioni di levità e vertigine che solo la grande musica può dare, pareva di precipitare e risorgere in continuazione...
Il legno dove ero seduto è pressochè intonso, da quando è stato messo nel Dopoguerra, nel dopo bombardamenti, non ha mai ospitato nessuno. Oh sì, qui nella platea sono passati dei rattrappiti spettacoli firmati Luca Ronconi, recital di Alain Cuny, lezioni di Dario Fo. Ma mai a memoria d'uomo - e anche di storia- quel giocattolo temporaneo, provvisorio che fin dalla nascita doveva essere il Farnese ha ospitato un pubblico da stadio, una vendemmiata di corpi , gradinate intere di teste attente. L'ultima volta - assicurano stampe, libri e storici -deve essere stata per l'inaugurazione, secoli e secoli fa, quando due navi vagavano nella platea fatta d'acqua. Lo spettatore guarda come sipario, come sfondo alla musica, una antica incisione, Veduta di Parma, che è quasi uguale -ancora oggi - a quella che la realtà mette alle spalle del pubblico: la Pilotta gigante senza fondamenta, la Rocchetta, il torrente.
ROBA DA FITZCARRALDO -L'idea di utilizzare così pienamente il teatro Farnese sfruculia nella città dal dopo restauro, dagli anni Sessanta e nessuno era mai riuscito a realizzarla. Cento,200 spettatori, più qualcuno di straforo, questo il massimo concesso. L'autore della realizzazione di questo sogno da Fitzcarraldo che ha portato la musica e la folla nel legno metaforico e metafisico dei Farnese è il sovraintendente Meli. Nulla strutturalmente e legalmente è cambiato da quegli anni Sessanta, quando si iniziò ad accarezzare il sogno dell'utilizzo di questa cattedrale in legno. Meli ce l'ha fatta (mentre i suoi predecessori a volte più volenterosi, a volte anche più preparati si sono dovuti arrendere) ed ha regalato tre cose alla città: una serata storica, il fatto che anche da pieno il Farnese è bello ugualmente e- udite udite- in questo teatro, giurano gli esperti, si sente bene , benino, meglio che all'Auditorium. Non che questo fermerà l'eterno dibattito se il Farnese sia meglio da monumento inanimato, da gioiellino per cose minute oppure se possa essere uno spazio da riconsegnare a più gente possibile , non solo ai soliti quattro spettatori noti. Ma almeno da domenica sera 12 giugno 2011 sappiamo anche che volto ha il Farnese affollato. Da pieno, simile e ancor più mozzafiato dell'Olimpico di Vicenza.
COSTI E CRITICHE- Annuncio e riuscita della serata hanno alimentato non poche voci. Ex vertici della lirica seminavano dubbi; che lo spettacolo sia costato sui 300mila euro , solo in parte coperti da sponsor, si è favoleggiato di jet privati per il Maestro, di impegni finanziari e di sponsorizzazioni per orientare ad un sì la Sovraintendenza, di una difformità di opinioni con l'assessore alla cultura. Pare che vigili del fuoco , commissioni di vigilanza, esperti di statica siano stati col fiato sospeso fino all'ultimo secondo ( quando sono stati registrati un totale di 10 minuti di applausi e il pericolossimo battere i piedi - a mo' di soddisfazione - degli spettatori sul pavimento di legno). Già quanti "miracoli" in una sera sola: artistici, geografici, di luogo, acustici e di agibilità.
GRAZIATI DAGLI SCIOPERANTI - Detto della straordinaria serata, da fare invidia a non poche capitali mondiali, con altrettanta onestà va riferito che tutto è stato possibile perchè i lavoratori del Regio non hanno scioperato pur essendo in agitazione e incavolati neri. Hanno civilmente distribuito dei volantini informativi sulla loro protesta, nei quali fanno sapere che non vengono nemmeno ascoltati da dirigenza e presidenza. E qui non lesinano critiche all'idrovora Festival verdi, agli stipendi dei dirigenti, alla mancanza di strategie. Fin troppo facile dire - come fa qualcuno - una nota stonata. Di certo qualche lavoratore ha detto amaramente: non vorremmo che per resuscitare un teatro morto come il Farnese facciano poi morire un teatro vivo e sofferente come il Regio.
La provincia -in una notte di tarda primavera- si è fatta un poco capitale ed ha prodotto una serata storica, da brividi ( domandatelo ai musicisti che si sono sentiti sbattere in volto uno piacevole tsunami di appplausi ed emozioni). Tra le gioie del c'ero anch'io, qualcuno più politicizzato faceva notare "questo è come il concerto sul Titanic", altri esaltavano questa sera irreale per Parma con 1500 al Farnese e altrettanti in piazza per musica leggera e Radio Bruno Estate.
Nella lunga notte del quorum oltre l'ostacolo, la politica si è fatta piccina e la musica immensa. Un concerto sulla vetta del Farnese in un teatro pieno come un uovo? Un sogno inseguito, vagheggiato da una città per 60 anni. Ne valeva la pena anche per una volta sola. Una cosa unica , forsanche precaria che si è lanciata nella storia. Proprio come i legni, gli spazi geniali e il destino del Farnese.(a.mas.)
(13 giugno 2011)