Gioconda - Ponchielli

[Tuttiallopera]

Manuelita ci introduce ...




Prima rappresentazione: Milano, Teatro alla Scala, 8 aprile 1876






Personaggi

Alvise Badoero Basso
Barnaba Baritono
Enzo Grimaldo Tenore
Isèpo Tenore
la cieca Contralto
la Gioconda Soprano
Laura Adorno Mezzosoprano
un cantore Basso
un pilota Basso
Zuàne Basso


La composizione dell’opera occupò il musicista dall’autunno del 1874 all’aprile 1876, ma gran parte del tempo fu in realtà dedicato ad alcuni lavori di circostanza (la cantata a Donizetti), alla revisione deiLituanie alla realizzazione di progetti operistici meno ambiziosi (Lina). Oltre a ciò, il lavoro procedeva a rilento per via delle perplessità del musicista nei confronti della drammaturgia di Boito, incline a privilegiare il realismo drammatico a scapito di quella concezione lirica, di stampo donizettiano, nella quale tutto sommato Ponchielli si riconosceva ancora. La prima rappresentazione fu un successo, ma Ponchielli decise di apportare alcune modifiche alla partitura (tagli, specie nel secondo atto, vistose modifiche al finale primo e al terzo atto, l’aggiunta della ‘furlana’ ecc.), illudendosi così di emendare definitivamente difetti dovuti a una gestazione tormentata e allo scarso tempo a disposizione. La nuova versione fu poi data alla Fenice di Venezia, nell’autunno dello stesso anno, e a Roma l’anno successivo; ma Ponchielli, grazie anche alla collaborazione del librettista Angelo Zanardini, si risolse a revisionare ancora una volta la partitura, riscrivendo in pratica gran parte del terzo atto. L’opera fu ripresa dapprima a Genova (1879) e infine nuovamente alla Scala (13 febbraio 1880); da allora è una delle opere più amate dal grande pubblico.

Mentre il popolo, in festa, celebra la generosità della Repubblica (“Feste e pane!”), Barnaba, un cantastorie – in realtà spia al servizio del Consiglio dei Dieci – medita sull’ambiguità di Venezia, che tra feste e forche tiene ben saldo il suo potere. Sopraggiunge Gioconda con la madre cieca (“Figlia che reggi il tremulo piè”); mentre si attende la celebrazione del Vespro, Gioconda lascia la madre per raggiungere l’amato Enzo, ma Barnaba le rivolge alcune profferte: la fanciulla lo respinge con disprezzo e fugge. Torna il popolo, portando in trionfo il vincitore della regata (“Gloria a chi vince!”). Barnaba fa credere a Zuàne, un regatante, di aver perso la gara per via del maleficio della cieca che, ignara di tutto, resta in disparte a pregare; inorriditi, i presenti affrontano la donna, decisi a linciarla. Sopraggiunge Gioconda con Enzo; questi, compreso il pericolo, tenta di difendere la cieca (“Assassini! quel crin venerando”) ma, constatata l’impossibilità di aver ragione della folla, si allontana per chiedere aiuto. Giunge Alvise Badoero con la moglie Laura: le sue parole ferme e imperiose riportano immediatamente la calma; Gioconda tenta di difendere la madre (“Pietà! Pietà! ch’io parli attendete”), ma solo Laura è sinceramente convinta dell’innocenza della donna. Nel frattempo Enzo è ritornato con alcuni marinai: Laura, che ha il viso coperto da una maschera (è ancora tempo di carnevale) e non può essere riconosciuta, rimane colpita dal suo volto; poi scorge tra le mani della cieca un rosario e si pronuncia a favore della sua innocenza, ottenendone la liberazione. Enzo, al suono della voce di Laura, si fa ansioso e assorto. Intanto la cieca, manifestando la sua riconoscenza a Laura, le porge il rosario, aggiungendo che il dono le porterà fortuna (“Voce di donna o d’angelo”). Alvise apprende segretamente da Barnaba che egli è sulla buona strada per assicurare alla giustizia qualche nemico della Repubblica. Quando Gioconda esprime il desiderio di conoscere il nome di colei che ha interceduto per la vita della madre, Laura lo rivela, suscitando nuova e più viva agitazione in Enzo; poi, mentre tutti si recano alla vicina chiesa, egli rimane assorto e solo. Barnaba lo affronta, e gli rivela di conoscere la sua vera identità (“Enzo Grimaldo, principe di Santafior”): egli non è un marinaio dalmata, ma un principe genovese proscritto da Venezia, tornato sotto mentite spoglie nella Repubblica, dove un tempo si era innamorato di una giovane donna che però era promessa a un altro. Inutilmente Enzo cerca di confutare le affermazioni di Barnaba, che sembra leggergli nel pensiero: egli non ama Gioconda, e la donna di cui un giorno fu innamorato è la stessa che poc’anzi ha interceduto per la vita della cieca; questa, che è sempre innamorata di lui, lo ha riconosciuto. Se Enzo vorrà incontrarla la notte stessa, sulla nave, egli l’aiuterà: Alvise sarà assente e non sospetterà nulla. Enzo esulta (“O grido di quest’anima”), ma al tempo stesso è sorpreso: chi è dunque il misterioso individuo? La risposta di Barnaba è agghiacciante: egli è il «possente demone del Consiglio dei Dieci»; potrebbe farlo arrestare e condannare, ma è innamorato di Gioconda, e poiché questa lo odia, vuole vendicarsi. Ucciderle l’amato gli sembra una vendetta da poco; preferisce spingerlo al tradimento. Enzo è sconvolto da questa rivelazione, ma accetta ugualmente l’offerta; poi maledice il sogghignante Barnaba e si allontana. Subito la spia denuncia il tradimento di Enzo e Laura e la loro fuga ad Alvise; poi, contemplando il palazzo dei Dogi, medita cupamente (“O monumento”). Intanto Gioconda, che ha udito tutto ed è fuggita disperata in chiesa, esce all’aperto tra i fedeli, sorretta dalla madre che la conforta, e dà sfogo al suo dolore (“Tradita! ahimè!”).
A bordo della nave di Enzo, i marinai cantano un’allegra canzone. Giunge Barnaba travestito da pescatore, che ha così modo, senza dare nell’occhio, di valutare le forze di cui dispone il brigantino (“Pescator, affonda l’esca”). Allontanatosi Barnaba, Enzo dà ai marinai le istruzioni per la partenza, poi li manda sotto coperta a riposare (“Cielo e mar”). Giunge Laura, accompagnata dal solito Barnaba, che lascia soli i due amanti, dopo aver augurato loro con sinistra ironia buona fortuna. I due rievocano le loro disavventure e si abbandonano l’uno nelle braccia dell’altro (“Laggiù fra le nebbie remote”); poi, mentre Enzo ridiscende in coperta per preparare la fuga, Laura invoca l’aiuto della Vergine (“Stella del marinar”). Sopraggiunge Gioconda, mascherata, e affronta drammaticamente la rivale (“L’amo come il fulgor del creato”); in un primo momento vorrebbe colpirla con un pugnale ma poi, scorgendo Alvise che sta arrivando, pensa di vendicarsi ancora più crudelmente, consegnandola al marito che ha tradito. Quando Laura, in un ultimo e disperato tentativo, alza il rosario che le ha donato la cieca, Gioconda lo riconosce, e comprende che la donna che le ha salvato la madre è ora davanti a lei, in disperato bisogno di aiuto. Prima che Alvise salga sul brigantino, Gioconda copre il volto della rivale con la maschera e la affida a due marinai che si allontanano su una barca. Enzo, tornato sul ponte della nave, affronta l’ira e il sarcasmo di Gioconda; prima che Enzo possa riaversi dalla sorpresa, la nave è attaccata da alcune galere veneziane e colata a picco.

Alvise, al colmo dell’agitazione, riflette sugli avvenimenti della notte precedente, e decide di punire la moglie adultera con la morte (“Sì, morir ella de’”). Giunge Laura; inizia un ironico e galante scambio di battute tra i due (“Bella così, madonna”), bruscamente interrotto da Alvise, il quale la atterra violentemente e le porge una fiala di veleno, intimandole il suicidio e allontanandosi. Giunge Gioconda, che sostituisce la fiala mortale con un potente sonnifero, ed esorta Laura a berlo; poi, con l’animo straziato, si allontana. Nella sfarzosa Ca’ d’Oro giungono gli invitati, che Alvise accoglie con frasi di circostanza; al culmine della festa (‘Danza delle ore’) sopraggiunge Barnaba con la cieca, sorpresa nelle stanze del palazzo: si diffonde ovunque un lugubre presentimento, che invano Alvise tenta di mitigare. Enzo, che teme per la vita di Laura, affronta Alvise, svelandogli la sua vera identità; mentre Alvise ordina il suo arresto, Gioconda si rivolge – non vista – a Barnaba, e promette di concederglisi in cambio della vita dell’amato. Tra l’orrore generale, Alvise rivela di avere ‘giustiziato’ la moglie e ne mostra il cadavere.

Nell’atrio di un palazzo diroccato alla Giudecca, Gioconda congeda alcuni suoi fidi – che hanno occultato il corpo di Laura – e li prega di cercare la madre, scomparsa misteriosamente dalla notte precedente. Rimasta sola, la donna si abbandona alla più completa disperazione (“Suicidio!”): pensa dapprima di bere il veleno destinato a Laura, ma poi si rammenta della necessità di aiutarla nella fuga; tormentata da propositi di vendetta, invoca infine l’amato. Giunge Enzo, disperato: è convinto che Laura sia morta, e non desidera altro che seguirla. Inutilmente Gioconda tenta di rinnovare in lui l’antico amore (“Ridarti il sol, la vita”); alla fine, straziata e offesa, rivela a Enzo di aver fatto trafugare il cadavere della donna. Sorpreso e inorridito, Enzo le chiede spiegazioni ma Gioconda, che ormai desidera solo morire, improvvvisamente tace; esasperato, Enzo fa per avventarsi su di lei per colpirla, ma è interrotto da Laura che, risvegliatasi, lo arresta e in breve gli spiega ogni cosa. Sempre più stupefatto, Enzo si getta con l’amante ai piedi di Gioconda (“Sulle tue mani l’anima”); poi questa impartisce le necessarie istruzioni per la fuga, li benedice e, rassicurandoli sul suo conto, li congeda. Rimasta sola, Gioconda vorrebbe uccidersi, ma presto si ricorda della madre e subito dopo del patto con Barnaba: piena di spavento, vorrebbe darsi alla fuga, ma la spia è già arrivata, esigendo la sua squallida ricompensa. Gioconda finge di acconsentire (“Vo’ farmi più gaia”) ma, mentre Barnaba già canta vittoria, si trafigge il cuore con un pugnale; alla spia, rabbiosa e beffata, non resta che gridare sul cadavere della donna di averle ucciso la madre.

La Giocondaè senz’altro il progetto più ambizioso ancorché tormentato di Ponchielli, ossessionato – oltre che dalla consapevolezza di un’affermazione professionale tarda e dalla preoccupazione di confermare le aspettative sorte nel pubblico dopoI promessi sposi(1872) eI Lituani(1874) – dall’incertezza di un periodo inquieto, nel quale il successo di un’opera dipendeva da fattori imponderabili, spesso sapientemente mediati tra l’ossequio per la tradizione e una generica esigenza di rinnovamento. Il risultato riflette in pieno le aspettative dell’italiano medio nella seconda metà dell’Ottocento, teso com’è a ribadire un rassicurante legame con la tradizione (di Donizetti soprattutto) e con le tendenze drammatiche del melodramma italiano contemporaneo espresse da Verdi, e a lusingare i più esigenti richiamandosi eloquentemente al melodramma straniero, segnatamente francese; il tutto confezionato con una scrittura musicale che, a dispetto di molti giudizi della critica di un tempo, non appare certo più sprovveduta – né dal punto di vista dell’orchestrazione, né da quello della concezione compositiva (si pensi alla ‘Danza delle ore’, certamente uno dei più raffinati ed elaborati esempi di musica coreutica prodotti al tempo) – di molte creazioni coeve. Convinto assertore della validità delle formule melodrammatiche, sia pure adattate al gusto internazionale di fine Ottocento, Ponchielli, morto prematuramente, non partecipò che in minima parte al rinnovamento attuato da Verdi nelle sue ultime opere; tuttavia,Giocondapossiede alcune pagine nelle quali la compresenza di due piani distinti, uno lirico-contemplativo e l’altro drammatico, anticipa alcune soluzioni dell’Otelloverdiano (il dialogo Gioconda-Laura con la ‘serenata interna’ nel terzo atto, il concertato del primo atto e il finale del terzo). Più del Verdi delFalstaffinoltre, troppo radicale per costituire un esempio da seguire, il modello di romanza offerto da Ponchielli, inteso ora come puro sfoggio lirico avulso dal contesto della scena (“Cielo e mar”), ora come monologo drammatico, animato da passioni più ostentate che intimamente avvertite e caratterizzato da una vocalità intensa e di grande coinvolgimento emotivo (“Suicidio!”), costituì un punto di riferimento irrinunciabile per gli operisti della ‘giovane scuola’.
Fonte: Dizionario dell'Opera Baldini&Castoldi

[Manuelita]

Gioconda è un'altra opera scoperta per caso, e di cui mi sono innamorata. E la cagion di quest'amore... E' tutto di Maria mia, e scusate se è poco.
Credo che Gioconda fosse un personaggio a dir poco PERFETTO per lei... Il ruolo di una donna fiera, innamorata e pronta a smontare mari e monti per l'amor suo, anche a sacrificare se stessa.
Per me tutta 'sta baracca si regge poi fondamentalmente su quattro perni: Gioconda, Alvise, Laura e Barnaba. C'è poi il perno outsider, ovvero Enzo, primo motore immobile di tutto 'stambaradan... Nel senso che alla fine il casotto nasce fondamentalmente per lui, che è amato dalle nostre due signorine e detestato da Barnaba proprio perchè oggetto dell'amore di Gioconda... E proprio IMMOBILE, nel senso che a quest'omo le cose gli cadono praticamente tra i piedi senza che debba allungare una mano per prenderle. Ah, 'sti omini... Pur tuttavia va dato atto di una cosa ad Enzo: canta probabilmente una delle migliori romanze per tenore mai scritte.



Io non so voi... Ma io quando sento quest'aria sento veramente il rumore lieve e leggero della risacca del mare quand'è calmo... In pratica io chiudo gli occhi e sono con Enzo, su quella barca tra cielo e mar ad attendere con gioia fiduciosa l'ammore mio. Ah, che miracoli che creano sette note... . Bergonzi poi, col suo fraseggio melodioso e quella voce flautata, fa il resto... O sogno, o meraviglia... Divina bellezza, o meraviglia!

Gioconda è l'eroina di questa storia... Non solo perchè c'ha l'opera 'ntitolata, ma perchè anche se non lo fosse il posto di primadonna se lo prenderebbe a unghiate. Perchè Gioconda è così, ti prende e ti rivolta. E' forte, indipendente, ma anche dolce e amorevole con la vecchia mamma e con Enzo. Un pò Tosca, un pò Odabella, molto DONNA.



Notate che TIGRE quando deve difendere la mammina... Ma noterete anche che figlia amorevole sa essere, e che donna innamorata, innamorata fino a sacrificare la sua stessa felicità. Perchè ci vuole un coraggio fuori dall'ordinario a salvare la donna di cui il tuo uomo è innamorato e mettergliela pure tra le braccia aiutandoli a fuggire... Una volta fatto questo darsi una coltellata è veramente un gioco da ragazzi.



Questo duetto, consigliato da un'amica, è stata la prima cosa che ho ascoltato... E mi ha incantata. Perchè non è solo un duetto tra due rivali in amore... E' proprio un duetto tra due modi diversi di concepirlo questo sentimento. Laura, buona, dolce, serena, che concepisce l'amore come un sentimento dolce, pacato, aulico... E Gioconda, fuoco e tempesta, per cui l'amore è una battaglia senza quartiere. Ovviamente Enzo ha già scelto la tranquilla Laura, perchè una belva come Gioconda non sa come gestirla.. L'ho già detto che 'sti omini so creature INUTILI????



Quest'aria è probabilmente una delle più belle della storia... Il canto del cigno di una guerriera che DEVE cedere le armi, suo malgrado, ma che vuole andarsene a modo suo.... "Morto però m'imprigioni la Terra prima che io le tue grida, il tuo rapimento conosca" diceva Ettore alla mogliera che lo supplicava di non combattere contro gli Achei... Ovverosia se proprio devo io me ne vò, ma come dico io. Aehm.... L'avevo già detto che io adoro Gioconda?

Laura è l'antagonista di Gioconda, in ogni senso. Tanto una è forte, indipendente e selvaggia tanto l'altra è dolce, accomodante e angelica. Da giovane era innamorata di Enzo ( a dire il vero lo è ancora), ma costretta dai suoi genitori ha sposato il vecchio e ricchissimo Alvise Badoero, uno dei notabili di Venezia. Ovviamente Laura ha piegato capino e si è adattata... Ma quando ritrova casualmente Enzo l'ammore divampa. E Barnaba la convince facilmente di essere suo amico, gli basta giurare che la porterà dall'ammore suo. E Laura ci cade con tutte le scarpe... Gnente, l'ammore ci rende cieci.

Alvise... Ehm... Ok, sono perversa e ormai l'avrete capito... Ma io l'AMO. E' un uomo ricco, vecchio, cattivissimo senza pietà ne misericordia, uno che quando ha scoperto che la moglie lo rendeva cornuto la obbliga freddamente a suicidarsi per poi mostrare il suo cadavere ai suoi parenti, per mostrare come ha lavato l'onta dalla sua famiglia... Ehm, dai, scusatemi, lo sapete che io sono pervertita...







Ascoltate la prima aria... E' na bbestia quest'uomo... In pratica parla coi ritratti dei suoi antenati giurando di lavare l'onta del tradimiento dalla sua genia... Musicalmente e vocalmente io AMO quest'aria, perchè per renderla bene ci vuole una voce e una capacità interpretativa FUORI DALL'ORDINARIO... Devi essere fermo e implacabile nella tua ferocia ed estremamente convinto di essere sempre nel giusto, senza ma e senza se. E scusatemi se è poco...
Nel duetto con Laura poi raggiunge vette quasi inenarrabili... Perchè deve contrastare con la pura forza l'innocenza e la purezza di lei, che di certo non si aspetta che il marito arrivi a tali livelli di perfidia, e non cedere MAI, ne davanti alle lacrime ne davanti alle suppliche. Ah sì... Io l'amo

Barnaba è un pò lo Jago della situazione. E' un uomo spietato e intelligente, molto diverso nella sua cattiveria da Alvise. Alvise infatti è un potente, ovvero è abituato PER DIRITTO DI NASCITA ad avere tutto sul piatto d'argento. Barnaba invece è uno che a certe posizioni c'è arrivato, il classico uomo che si è fatto da se ( self made man, li chiamano gli inglesi). E per arrivare a certi livelli non basta la bravura o il coraggio... Ci vuole l'astuzia, quell'astuzia capziosa che ti fa capire da che parte soffia il vento in maniera tale che la tua barca non s'arrovesci mai.
Barnaba è innamorato di Gioconda, ma al suo rifiuto decide di vendicarsi... E non semplicemente ammazzandola, o ammazzandole l'uomo che ama... Nonno signori, quest'uomo mette su un teatrino niente male. Quest'uomo decide di portare ad Enzo la donna che ama, in modo che Gioconda rimanga cornuta e mazziata, come direbbero ad Oxford... E siccome Enzo non gli è debitamente riconoscente, decide pure di avvertire Alvise che Laura lo fa cornuto. In pratica, se le cose gli fossero andate in porto, quest'uomo avrebbe messo su un'etacombe che in confronto quello che fa Jago ad Otello è una spintarella tra compagnucci d'asilo



Questa è probabilmente l'aria che preferisco di Barnaba... Perchè praticamente qua c'è TUTTO. L'inganno, l'apparenza inoffensiva, la perfidia... Tutto in quattro minuti di aria, pensate voi



Peccato per Barnaba che alla fine non gli sia andato NULLA in porto... Perchè s'è trovato sulla strada quella gran donna di Gioconda, che per ricambiare il gesto di generosità verso sua madre di Laura praticamente ha fatto quella che sfido chiunque a fare... Ovverosia l'ha salvata dandole un falso veleno, l'ha presa e messa praticamente in braccio ad Enzo organizzandogli pure la fuga d'ammore ( sia mai che ad Enzo gli venga l'emicrania ad organizzare almeno UNA cosa che sia una... 'MBECILLE )
E alla fine sarà Gioconda a godersi la beffa suprema... Fingendo di volersi rendere più bella per lui alla fine gli s'ammazza davanti.... "Volevi il mio corpo... E IL CORPO TI DONO!" gli dice prima di pugnalarsi.
Voi ditemi dove in tutto il mondo si può trovare una donna simile...

[Manuelita]

La Gioconda

Orchestra e coro del Teatro alla Scala
Direttore: Antonino Votto

Gioconda: Maria Callas
Laura :Fiorenza Cossotto
Alvise Badoero: Ivo Vinco
La Cieca: Irene Companeez
Enzo Grimaldo: Pier Miranda Ferraro
Barnaba: Piero Cappuccilli
Zuane: Leonardo Monreale
Un cantore: Carlo Forti
Isepo: Renato Ercolani
Un pilota: Carlo Forti
Seconda voce lontana: Aldo Bills (baritono)
Barnabotto: Bonaldo Glaiotti

[Antonio]

[Antonio]

La playlist contiene ovviamente sia i video segnalati da Manuelita che altri che aggiungeremo man mano.

[Tuttiallopera]

Al momento, ho evitato di vedere i video-youtube e ho solo ascoltato i brani "topici" dell'opera - non dal pc ma dallo stereo (ho le orecchie all'antica io, non ci posso far niente e le cassepc non sono il max, specie se si tratta di "Primo ascolto" come in questo caso d'opera).
Ho avuto il libretto-web davanti mentre ascoltavo e una cosa mi va di dirla immediatamente: non so perchè Boito ha scritto questo libretto, non so nè chi ha scelto lui nè tantomeno il perchè, ma per tutti i brani ascoltati la musica è decisamente SUPERIORE alle parole usate.

Siamo nel 1876, Ponchielli non è piu' un ragazzino....ci sono già state le ondate verdiane, le mareggiate francesi, la tempesta wagneriana.... e tutto questo è ben presente nella vena ispiratrice di Ponchielli.....che alla fine credo abbia scelto la "grand'operà francese" ...di Gounod per intenderci.
Da anni, nel 1876 non esce un'opera in italiano che possa "competere" con lo straniero...perchè siamo negli anni di "meditazione-Verdi" quelli pre-Aida per intenderci. E allora è claro l'intento di POnchielli, di Ricordi e di tutta la fiera che girava intorno a nuove produzioni opera: rilanciamo l'opera italiana per arginare Rivoluzioni in atto...
e allora (io penso, lo penso anche leggendo il programma di sala Fenice che ho inserito nel messaggio precedente) e allora ci affidiamo ad una Trama Gotica.....stile SimonBoccanegra-LuciaLammermuur e via cantando.
Da Simon Boccanegra - sempre secondo me eh - vengono suddivise le "principalparti - vocalità" ed ecco che il centro maschile è tra baritono e basso, con il tenore in calcio d'angolo...e per le figure femminili, facciamo un'inversione (la brava e contesa-amata dall'omini è Mezzosoprano), la perdente, bramata dal "futuro-Jago" (Barnaba secondo me nella testa di Boito è il fratello minore de Jago), quella che aiuta la rivale e s'ammazza per riposar in pace....la facciamo fare al soprano drammatico (stile Abigaille de Nabucco).

La prima cosa che noto quindi è una contraddizione di intenti: mentre Ponchielli con la musica va oltre il "primoVerdi", cercando una propria chiave summa del suo tempo....Boito sembra fare i "compiti a casa" prima dell'esame.
Insomma giovani, la trama non mi piace, mi sembra la telenovela " a cieca e surrient" non posso farci molto per questo.

Al momento, sono al primissimo ascolto..mi resta in mente la solida bella vocalità di Bergonzi (non ho resistito, è l'unico video-youtube che ho cliccato automaticamente..)..per me quell'omo quando canta opere di metà 800 ha qualche reincarnazione in corso...è proprio "giusto" nei toni, nella forza-canto...nella scorrevolezza....
insomma per me è il miglior "promoter" per i ruoli in cui il tenore non ha i fari addosso da primadonna e può esser piu' libero di interpretare con interiorità ciò che canta: senza ostentare.

Mi piace ..e molto ...l'aria solista del Mezzo....e cercherò altre voices, oltre la ns Fiorenza...per avere un termine di paragone-ascolto.......e penso a Stignani su tutte, c'ho l'orecchio vizio lo so.

Per quanto riguarda Gioconda-Callas....siamo sempre llà: prima devo farmi un'idea personale del personaggio-Gioconda e poi, solo poi posso intersecarlo con quella volpone de voiss magna-personaggio. Infatti, al momento ho evitato di ascoltare con vera attenzione la voce-callas sia nell'assolo "suicidio" che nei duetti con Barnaba e la educanda Laura...

Cappuccilli - Barnaba? Mi sembra nei suoi panni..e considerando che la registrazione è del 1960...Cappuccilli era proprio un "pupetto giovane".....certo, mi piacerebbe ascoltare quel baritono-drama con la vociona de Gobbi o de Battistini che..lo sapete, sono i miei termini di paragone baritono-drammatico/truce...
Barnaba vocalmente mi fa pensare molto a Jago-Verdi...che, sapete anche questo, per me è tra i personaggi-opera piu' affascinanti/carismatico-umani che quel mondo abbia mai partorito.

Quest'ultima considerazione mi fa scrivere che nelle opere, la "vena di grazia" dei librettisti - e soprattutto del testo-ispiratore, ha un'importanza cruciale per quegli autori di seconda-linea...come Ponchielli. Boito per me aveva proprio le idee confuse, mettendo dentro na sfilza de minestre - trama "già viste e sentite"...

insomma, fossi stata in Ponchielli, avrei Preteso altra messainscena per quella musica...ma quest'è l'opinione di un'umile orecchiuta dell'anno 2000 e pass

mi riservo naturalmente di riscrivere sui Ruoli Femminili dell'opera e su Callas-Gioconda.........alla proxxx

[Milù]

In effetti, la trama ricorda altre storie d'opera e non
la cieca-indovina fa pensare ad Azucena, la zingara del Trovatore, la spia Barnaba fa pensare a Jago di Otello, Gioconda che alla fine sceglie d'ammazzarsi anzicchè accontentare Barnaba fa pensare a Leonora del Trovatore e in futuro a Tosca di Puccini.
Il potente, marito cornuto...ehm.....non so quali altri mariti potenti cornuti ci sono nelle trame d'opera, ma è vero che come canta fa pensare al Commendatore fantasma di Don Giovanni, ma quello era stato ammazzato dal libertino, quindi aveva tutti i motivi per essere implacabile

Io ho ascoltato solo un paio di video messi da Manuelita e anche a me, ignorantissima, colpisce più la musica e l'atmosfera che non le parole dette, ma è una prima impressione ignorante ovviamente